Car pooling ante litteram

Car pooling ante litteram

di Luca Quaresimini (Popolis, 12 febbraio 2019)

“Car Pooling”, ante litteram.
Prima, cioè, che se ne coniasse il termine, si pensava, già ad inizio Ottocento, ad un servizio funzionale che fosse finalizzato al viaggiare insieme, su uno stesso mezzo, per abbattere i costi di trasferimento.

Fatte le debite distinzioni, il ricorso al “BlaBlaCar” di oggi che coincide, fra l’altro, nell’incontro in internet della domanda e dell’offerta, fra quanti, cioè, cedono e coloro che, invece, ricercano, un passaggio per una tale località di riferimento, pare che già avvenisse, un tempo, per il tramite di annunci di giornale, adattati alle rispettive ed alle estemporanee necessità del momento.

Tutto questo, anche nell’epoca appena seguente l’eclissarsi dell’astro napoleonico, oltre il lustro dell’epilogo insulare di quell’esilio, consumatosi a Sant’Elena, in un ultimo approdo remoto che, in mezzo all’Atlantico, ne aveva profilato la tappa estrema, lungo tutto l’imperversare, fra le note e le alterne vicende, di un ostinato coalizzarsi indomito.

Esplicito accenno, in tal senso, è nello scritto desumbile dalla “Gazzetta di Milano” del primo ottobre 1822, con cui, si dichiarava testualmente ai quattro venti una certa intenzione di viaggio, unitamente alla disponibilità espressa a favore di un convolgimento altrui, da accogliere nell’orbita di accordi conseguenti:

“Un negoziante, avente il suo proprio legno, desidera partire, fra giorni otto al più, per Monaco, Francoforte ed Amburgo, ed avere un compagno a spese comuni. Ricapito all’albergo del Pozzo”.

Non è dato il sapere se, nella grande capitale dell’allora Lombardo-Veneto, qualcuno si sia preso la briga di raggiungere tale accennata sede ricettiva, assecondando un annuncio, presentato come se si fosse in una zona sguarnita da altra toponomastica, se non fosse per quell’importante traccia indicativa della medesima struttura dove poter direttamente incontrare, secondo i presumibili modi del tempo, l’autore di tale iniziativa.

Nel suo caso, si andava ad offrire il parimenti citato “legno”, nella terminologia dell’epoca ascrivibile al significato di carrozza, diversamente contemplata, invece, nell’ambito dell’annuncio, a sua volta, pubblicato il 26 marzo 1823, tra le pagine della “Gazzetta di Milano” in cui la proposta si circostanziava nella soluzione ipotizzata mediante il liberamente procedere a dichiarare che:

“Una persona che, per i primi del venturo mese d’aprile va da qui a Vienna con la posta, desidererebbe d’incontrare un compagno di viaggio, pagando le spese per metà per ciascheduno. Chi ne avesse intenzione può dirigersi al Caffè dell’Accademia, non distante dal Teatro della Scala, ove gli verranno date le ulteriori notizie”.

Anche in questo caso, il viaggio non era da poco e, analogamente all’altro precedente, contemplava, quale meta, una località fra i Paesi di lingua tedesca che, oltre le Alpi, conformavano la perdurante contiguità territoriale di una coincidente geografia, in quel tempo, pure, in parte, contraddistinta dall’estensione dell’Impero Austriaco da cui discendevano provvedimenti d’interesse anche per le vie di comunicazione ed i servizi di collegamento, dettagliabili, ad esempio, in mirate direttive, come nella fattispecie della notizia divulgata dalla “Gazzetta di Milano”, il 24 gennaio 1823:

“Intento l’Imperial Regio Governo Lombardo a favorire il commercio, si è degnato approvare che venga ripristinata l’antica Imperial Regia corriera lombarda, condotta dal sig. Francesco Tiraboschi, la quale percorre, lungo il Pò, sino a Santa Maria Maddalena, rimpetto al ponte Lago-Scuro, e di là retrocede a Mantova, viaggiando sotto la protezione dell’Imperiale Regia Direzione Postale. La detta corriera cominciò il suo corso col giorno 17 corrente gennajo, effettuando viaggi periodici con la maggiore celerità, con merci, gruppi, passeggeri e corrispondenza postale. Partirà da Mantova ogni venerdì di ciascuna settimana di buon mattino, ed arriverà il sabato a Santa Maria Maddalena, e di là, ripartendo il lunedì successivo, ritornerà a Mantova, nel martedì sera; potendo ben anche eseguire commissioni di trasporto commerciali per lo Stato Pontificio. Una tal corsa va a coincidere con quella dell’Imperial Regia Corriera Veneta che da Santa Maria Maddalena viaggia per Venezia”.

Dal letto del grande fiume, posto fra certe basse terre padane di confine, la corsa di un’altra carrozza aveva portato, invece, lontano, nel circuito stradale di zone che ammiccano, in Francia, a quelle parigine, con l’aneddoto che, con l’edizione del primo gennaio 1819, la “Gazzetta di Milano” aveva inteso raccogliere, ponendolo fra le letture della propria selezione.

Il mezzo di trasporto che vi era citato risultava al centro della dinamica complessiva di un presunto avvenimento. Vi si evinceva, fra l’altro, il passaggio di un ospite d’eccezione, associato alla verosimile visibilità di una esclusiva prerogativa di definizione, diversa, rispetto ai viaggiatori, trovatisi insieme per aderire a tratte di collegamento, organizzate per il raggiungimento di mete reiterate, avvinte, fra loro, in una dimestichezza di ambientazione.

In quest’altro caso, si trattava di un imperatore, transitante in incognito nei pressi di una località pure destinata, in seguito, a diventare famosa, ma, per allora, semplice intreccio di una traiettoria di viaggio, intersecata dal presunto destino di un fanciullo del luogo, poi avviatosi, a quanto pare, in un suo avventuroso cambio di destinazione: 

“Riceviamo da Sedan il seguente aneddoto: “Un potente Monarca tornava da Parigi a Sedan, pochi giorno sono, in un semplice carrozzino da viaggio. Un villanello dei contorni, credendo la carrozza di poco rilievo, le saltò dietro, e si preparava allegramente a correre per le poste fino alle porte della città. L’augusto viaggiatore fa fermare il legno, e chiamato a sè il giovanetto, gli domanda ridendo perchè fosse salito: vorrei venire a Sedan, risponde quegli, per vedere l’imperatore Alessandro: e perchè tu vuoi vedere l’Imperatore Alessandro? – perchè i miei mi hanno detto che egli è buono e che vuol bene ai francesi: voglio vederlo almeno una volta – Guardami, dunque, bene, amico mio: io sono l’Imperatore. A queste parole, il villanello ammutisce, piange, poi, balbettando alcune parole di scuse, si allontanava dalla carrozza: no, no, disse l’Imperatore, richiamandolo affabilmente; rimettiti come prima, arriveremo insieme a Sedan. Il villanello ubbidì e giunto alle porte della città scese e venne ad inchinarsi all’Imperatore, il quale gli disse di recarsi al palazzo; giunto colà, Sua Maestà lo interrogò, se egli amava di recarsi in Russia ed il villanello rispondendo di sì, l’Imperatore gli disse “Poichè la Provvidenza mi ti ha dato, avrò cura di te”, ed ebbe subito luogo fra i servitori di Sua Maestà” (Ann. Pol).

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