Quelle chiacchiere a bordo che mettono in moto le idee

Quelle chiacchiere a bordo che mettono in moto le idee

di Laura Montanari (la Repubblica, 5 maggio 2018)*

Ecco come BlaBlaCar è diventata, anche in Italia, il carburante social che apre ai pensieri e ai punti di vista degli altri.

Qui non è come nel bus che è vietato parlare al conducente, in BlaBlaCar, l’autostop dell’era 2.0, le parole sono un punteggio e un companatico da consumare fra le stazioni di benzina e i caselli delle autostrade, fra i viali urbani e le circonvallazioni. Si chiacchiera tra perfetti sconosciuti, però iscritti e certificati sulle frequenze di una sharing economy diventata quasi un marchio generazionale. BlaBlaCar ha fatto invecchiare rapidamente il pollice alzato dell’autostop, lo ha trasformato in un ricordo da guardare col cannocchiale, roba da reduci di un’altra epoca, quelli che magari avevano in testa un vagabondare on the road un po’ alla Kerouac.

blablacar repubblica laura montanari

Adesso si pianifica tutto sullo smartphone o su un altro schermo, con una app: si guardano i profili di chi sta al volante e di chi cerca un posto da passeggero. Si tracciano le partenze, le soste e le destinazioni, si sfogliano i giudizi, si consulta il menù del gradimento dei viaggi precedenti, si riempiono i posti auto, si dividono le spese.

Questa grande community in continuo movimento è un microcosmo sociale di incontri rapidi che nascono e muoiono nello spazio di tragitti a tariffe variabili.
Per l’Italia la media dei percorsi è di 340 chilometri, due ore o poco più di convivenze dentro l’abitacolo di un’autovettura.

Parlando di cosa? «Dipende da chi trovi – racconta Francesco Tragni, 40 anni ingegnere – Io l’ho utilizzata spesso per la tratta Milano-Verona e ho viaggiato con le persone più diverse, da un’insegnante di 70 anni il cui posto era stato prenotato dal figlio a una ragazza che mi ha suggerito un maestro di nordic walking, suo fratello, con cui ho seguito poi diversi trekking». Paola fa la grafica, è di Matera, lavora a Cosenza e racconta:

«Una volta ho conosciuto una donna argentina che veniva in Calabria per cercare tracce dei suoi nonni, un’altra un tipo che aveva viaggiato in varie parti del mondo e mi raccontava degli animali di cui si era cibato, dal dromedario al pipistrello. Interessante, no?».

Si comincia quasi sempre da un e tu che cosa fai, studi, lavori o non lavori? Si cercano parole condivise per arrivare senza attriti al capolinea, sopportando da buoni coinquilini una

certa temperatura del condizionatore, il numero delle soste e le dimensioni del bagaglio da portarsi appresso. E alla fine ciao, si apre la portiera e si scende di spalle, spesso senza incontrarsi più. Ma non è soltanto questo: dal primo studio internazionale realizzato in nove paesi fra cui l’Italia, su un campione di oltre 4700 interviste, quello che emerge è un grande racconto sociale di gente che si muove, di gente che tende a fidarsi del prossimo e che del prossimo (filtrato dagli algoritmi e dalle geografie dei passaggi) è curiosa. Gente che collabora e rende il viaggio un gioco di squadra capace di far scattare un’empatia fra sconosciuti.

Lo studio lo ha realizzato l’istituto francese Le Bipe e s’intitola Bringing People Closer (avvicinare le persone). Da lì emergono microstorie di passeggeri, scambi culturali e non che avvengono in

quella specie di stanza a vetri che è un’auto lungo i percorsi di questi transiti a tariffa variabile. Chi ha adottato un cane, chi ha conosciuto un maestro di yoga, chi ha trovato l’indirizzo per una casa in affitto. Chi ha parlato di politica, chi di vaccini, chi di scie chimiche, chi del pericolo nucleare. Chi trasporta pappagallini sul sedile, chi come Nicoletta viene a sapere del biglietto aereo per fare il giro del mondo e un giorno parte davvero.

Occasioni di incontro, l’osmosi tra virtuale e reale, il baratto tra il passaggio e i pezzi di vite che i viaggiatori si portano addosso.

Massimiliano e Alessandra, 47 anni lui, 50 lei, si sono conosciuti sulla linea Milano-Roma di un BlaBlaCar e hanno postato alla community le loro partecipazioni di nozze. «Da Rogoredo all’altare» ha scherzato lei sul suo profilo social raccontando di quel viaggio del 28 gennaio 2015 finito con il matrimonio del luglio successivo. Ma questa è l’eccezione, la regola sono migliaia di passaggi fugaci, una socialità leggera e disimpegnata. Amicizie a chilometraggio limitato, addii senza rancori al capolinea della corsa dentro una piattaforma nata in Francia nel 2006 e arrivata in Italia nel 2012.

Negli ultimi cinque anni da queste parti si contano oltre 2,5 milioni di utenti, ma nel mondo (è presente in 22 Paesi) sono 60 milioni gli iscritti fra conducenti e passeggeri. Il tutto mentre è entrato in vigore il BlaBlaPass, una tariffa fissa settimanale o mensile che dal 12 giugno andrà a 2,99 e a 14,99 (mentre ora è in promozione a 1,50 e 1,99 euro). Un cambiamento che segna una svolta e che presenta anche incognite su come verrà recepito dagli utenti. Certo BlaBlaCar parte da una posizione di forza. Qualche altro numero per avere idea del fenomeno:

nei fine settimana i posti offerti in partenza da Milano sono circa 10 mila e tra le ore 17 e le 20 del venerdì a Milano partono cinque carpooling al minuto.
Ognuno versa il suo contributo e alla fine della corsa tutti avranno un feeback sull’affidabilità e sulla scala di loquacità: da bla a blablabla.

Perché questo non è un mondo per taciturni o solitari: «I viaggiatori hanno condiviso con noi migliaia di racconti su scambi e le conversazioni avvenute in viaggio spesso hanno permesso loro di cambiare un punto di vista o di scoprire qualcosa di nuovo» spiega Andrea Saviane, manager per l’Italia della società.

Così nell’affresco della ricerca emerge il piacere di incontrare persone a caso, fuori dalla cerchia delle solite amicizie, apprezzato dall’87 per cento degli intervistati. Mirko, 26 anni, racconta che su un percorso con BlaBlaCar è nata la collaborazione fra lui che produce vino e un ristoratore. Un altro 76 per cento sostiene di sentirsi utile agli altri attraverso quelle conversazioni, percentuale che in Italia sale al 90% (la più alta rispetto a tutti gli altri paesi).

Il 93% ritiene di aver imparato qualcosa su un certo argomento, il 79% di aver ricevuto un buon consiglio, il 21% ammette di aver rivelato in macchina qualcosa di sé di cui non aveva parlato con nessuno.
La consegna dei segreti al primo sconosciuto è una specialità di molti, come scrivere un messaggio in bottiglia e poi buttarlo: in mare o in autostrada che differenza fa?

*L’articolo è stato pubblicato originariamente da RClub de la Repubblica e viene qui riprodotto per gentile concessione del quotidiano e di Laura Montanari.

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